Vegan, ma non solo!

Dieta vegetale, ma non solo... qui si tratta di alimentazione naturale a 360°, di stile di vita sano, di scelte consapevoli, chiamiamola pure "salute allargata": salute del corpo, della mente, dello spirito, ma anche salute dell'intero pianeta.

domenica 28 settembre 2014

Piccolo spazio pubblicità

Qualche giorno fa parlavo con Leonardo (il nostro correttore di bozze ufficiale, nonché nostro consulente "stilistico") e stavamo notando come da qualche tempo a questa parte la consapevolezza collettiva stia crescendo e di conseguenza come sia diventato sempre più facile trovare in commercio delle intere linee di prodotti sani o come sia sempre più frequente trovare locali dove è possibile mangiare egregiamente o concedersi pure qualche golosità, anche se si è scelto (per forza o per amore) un regime alimentare "limitato"... e così mi sono trovata a pensare che all'inizio del mio cammino vegano/salutista, ho fatto un po' di fatica a trovare delle alternative per condurre una vita "normale", soprattutto perché mi portavo dietro abitudini spesso talmente tanto in disaccordo con la nuova impostazione, che non mi ero mai guardata bene in giro e non mi ero nemmeno accorta di quante e quali proposte interessanti ci fossero intorno a me... perciò ho pensato che potrebbe essere utile riepilogare in un articolo il risultato delle mie recenti "scoperte", per condividerle e risparmiare così a chi ci legge, inutili perdite di tempo a effettuare le stesse ricerche. :oD

Un esempio su tutti: anche se non sono mai stata un'amante accanita dei dolci, ogni tanto un bel pezzetto di cioccolata fondente non lo disdegnavo assolutamente... anzi! Adesso purtroppo non posso più mangiarla, perché anche la fondente più amara viene fatta comunque con l'utilizzo dello zucchero... e come sempre quando qualcosa ti viene proibita, inizi ad averne un terribile desiderio, come se ti fosse quasi indispensabile per la sopravvivenza! ;o)
Dopo un bel po' di ricerche, sono finalmente riuscita a trovare una splendida alternativa e da brava amante dei sapori amari, mi sono dirottata verso il cacao 100%, del quale addirittura fino a pochi mesi fa ignoravo l'esistenza (come dice il nome è fatto solo ed esclusivamente di pura pasta di cacao senza l'aggiunta di altri ingredienti di nessun tipo ed è per questo motivo che non si può chiamarlo "cioccolata"). Ne ho trovati di diverse marche e di più tipologie differenti, ho trovato non solo le tavolette, ma pure dei cioccolatini (sono della Venchi, li ho trovati alla Boutique del caffé a Siena), li ho provati tutti... ed è finita che mi sono profondamente innamorata, è stato un vero colpo di fulmine, del Cacao 100% Criollo di Domori, che è infinitamente superiore a tutti gli altri, credo che sia superiore pure a tanti tipi di cioccolata fondente classica... provare per credere. :o)))
Ma la mia ricerca cioccolatosa non mi ha condotta solo a questi prodotti un po' più elaborati e ho scoperto anche le bacche di cacao, che poi non sarebbero nient'altro che i semi della pianta del cacao essiccati, da mangiare sgranocchiandoli così come sono. Fidatevi sono davvero molto molto buoni! Questi li ho trovati su internet, il sito è http://www.cacaopuro.com/, molto interessante anche per tantissime altre sfiziosità che vi suggerisco di guardare... io ad esempio qui compro anche delle specie di lingotti di pasta di cacao puro, che poi utilizzo per farmi da sola dei cioccolatini con l'aggiunta di nocciole o di uvetta oppure pezzetti di frutta fresca...

Quando invece ho voglia di uscire, ho scoperto un'infinità di alternative alle mie vecchie abitudini. La mattina a colazione, ad esempio, cosa c'è di meglio di un buon cappuccino?!? Al bar del mio amico Simone posso prendermi un bel cappuccio d'orzo con il latte di soia, così posso di nuovo godermi gli splendidi "disegni" latte-art, nei quali Simone è un vero artista!
E se poi voglio andare a cena al ristorante? In fin dei conti, potrei andare un po' ovunque a mangiarmi un'insalata o due fagioli, portandomi dietro le mie gallette di riso integrale, ma se io volessi invece godermi davvero una grande cena? Francamente, ignoravo di avere così tante alternative... e chissà quante ancora ne scoprirò col tempo!
Si può scegliere tra i ristoranti biologici, dove si possono trovare un sacco di piatti interessanti, magari stando un po' attenti agli ingredienti delle singole ricette (biologico non significa vegano!)... ad esempio a Colle Val d'Elsa da Sbarbacipolla mi coccolano talmente tanto, che mi fanno delle modifiche espresse alle proposte del menù, per venire incontro alle mie particolari esigenze alimentari.
Oppure se una sera mi vien voglia di pizza, scelgo quella fatta con farina integrale e a lievitazione naturale della Pizzeria La Vecchia Piazza (a Tavarnelle Val di Pesa), sulla quale mi faccio mettere tutte le verdure che mi passano per la testa. O ancora, posso andare al ristorante indiano e scegliere tra diverse portate del menù: in India sono molti i vegani per motivi etici o religiosi (pure Gandhi lo era), per cui si trova sempre qualcosa di interessante nei ristoranti indiani.

Ovviamente però le soddisfazioni più grandi le trovo se scelgo un ristorante vegano vero... e rifacendomi a quello che dicevo all'inizio, per fortuna, sono sempre di più i locali dove si sceglie di fare cucina "alternativa"!!!
Per seguire le cure oncologiche, mi sono trovata spesso a dover pranzare a Poggibonsi, dove ho scoperto il Ristorante Terraviva (aperto solo a pranzo dal lunedì al sabato), stiamo parlando di pochissimi tavoli in una saletta a fianco al negozio omonimo, ogni giorno il menù propone 5 o 6 piatti diversi, biologici, integrali, sani, ma soprattutto sono quasi tutti vegani e buonissimi!
Invece a cena vi giuro che vale davvero la pena di fare qualche chilometro in più e spostarsi in zona Montespertoli, dove c'è il Ristorante La Fonte, vegano 100%, biologico e macrobiotico, dove anche il tofu e il seitan sono fatti in casa e parecchie verdure sono del loro orto, a metri zero. Ovviamente il menù, di poche ed essenziali portate, varia spessissimo in base alla stagionalità e alla disponibilità dei prodotti naturali.
E' un posto splendido, immerso nella natura, lontano dai centri abitati, molto accogliente nell'arredamento e sobrio nel servizio... e poi che dire di quell'immenso caminetto che c'è in sala? Io non vedo l'ora che sia inverno per poterlo trovare acceso e mangiare con la compagnia dello scoppiettio della legna...
I gestori sono persone davvero aperte di mentalità, in particolare Silvia è di una solarità e spontaneità uniche, ogni volta che ci vado stupisce i miei amici indovinando il loro carattere con l'aiuto dei segni zodiacali cinesi... è un fenomeno, non sbaglia un colpo! ;o)

Ma l'evoluzione delle consapevolezze alimentari in atto, è molto più ampia e me ne accorgo ogni giorno di più... qualche tempo fa, ero in giro a Poggibonsi per delle commissioni e sono stata colpita da alcune scrittone bianche sui vetri di una pasticceria che prometteva prodotti 100% naturali... dieci anni fa non c'erano mica queste cose, ma nemmeno cinque anni fa!
Mi sono fermata per vedere cosa proponessero in quel negozio e ho scoperto che si tratta della nuova avventura di un mio amico che da tempo non vedevo e che in passato ha fatto il pasticcere anche in ristoranti stellati. A parte i normali convenevoli e i saluti di rito tra persone che si erano perse di vista, ci siamo fermati un po' a chiacchierare del suo nuovo lavoro e mi sono stupita tantissimo per l'approccio estremamente aperto alle novità più disparate, per poter andare incontro alle richieste di un mercato sempre più etico e naturalista: fanno solo articoli biologici, hanno anche una linea di biscotti vegani, stanno sperimentando l'utilizzo della stevia per fare prodotti per diabetici, utilizzano i grani antichi, la lievitazione è naturale, valutano eventuali richieste personali dei clienti... insomma che cosa chiedere di più?!
Se vi ho incuriositi, date un occhiata alla loro pagina Facebook, perché il sito internet è ancora in costruzione (il link lo posto lo stesso, così se volete segnarvelo per il futuro, potete farlo: Opera Waiting 100% nature).

Però la sorpresa più grande di tutte, che ha confermato le riflessioni fatte con Leonardo sul mondo che sta finalmente abbracciando la naturalità, l'abbiamo avuta un pomeriggio mentre eravamo in giro a Siena insieme con Laura... una vetrina, tra tutte, ci ha immediatamente conquistate... è questa nella foto qui sotto, riuscite a immaginare perché ci ha così tanto colpite?!? ;o)))
Siamo entrate e abbiamo chiacchierato un po' con i ragazzi che ci lavorano, pareva di stare in un altro mondo! Loro fanno frullati di frutta fresca o verdura, macedonie, insalate, hanno dei sorbetti artigianali che possono servire sia da soli, in coppetta, che accompagnati alle macedonie di frutta fresca (una cosa importante da notare, è che i sorbetti sono i "gelati" vegani, perché sono quelli nei quali non si usa il latte), inoltre hanno una linea di confetture e marmellate artigianali fatte con una particolare attenzione alle materie prime e senza l'aggiunta di "schifezze" chimiche... perfino lo zucchero che usano (poco!) è quello di canna, invece di quello bianco raffinato... cosa più unica che rara, da trovare!
Una frase che mi è piaciuta particolarmente è stata "i nostri sorbetti DEVONO essere qualitativamente superiori agli altri, perché di gelati normali uscendo da qui se ne trovano ovunque, ma noi vogliamo offrire un prodotto che faccia davvero la differenza!"... questo è l'approccio che personalmente ho notato più o meno in tutto il loro lavoro, non solo sui sorbetti!


Ovviamente con Laura, in un tale paradiso non potevamo limitarci alle chiacchiere e guardando la lavagna-menù che è appesa dietro al banco, ci siamo prese due bei frullati freschi e dissetanti, di frutta e verdura insieme. Provate a farci un salto e scoprirete quanti diversi e fantasiosi mix propongono! Io ad esempio mi sono presa un "Clorofilla" che è un frullato di mela, menta, spinaci e prezzemolo, Laura invece ne ha preso uno di mela, rapa rossa, rucola e non ricordo più bene cos'altro... erano entrambi fa-vo-lo-si!!!
Ci ritornerò sicuramente molto, molto presto! Tra l'altro è anche in una zona centralissima e molto comoda (è all'interno del Consorzio Agrario di Siena di fronte a Piazza Salimbeni http://www.cibodistrada.it/locali/buongusto-gelateria-siena)... che dite, ci vediamo lì per un bell'aperitivo alternativo?!? ;o)))


giovedì 18 settembre 2014

Quei Giorni... da Vegana

Mi auguro che questo articolo possa essere di aiuto sopratutto alle femminucce presenti e chissà qualche maschietto curioso saprà dare qualche consiglio in più su un tema attualissimo ;)
Per scrivere questo post ho indagato su altre esperienze simili alla mia e mi sono imbattuta in informazioni piuttosto logiche ed illuminanti. Nel caso non fosse ancora chiaro l'argomento in questione ho deciso di parlare un pò del ciclo femminile, mestruazioni e sintomi correlati.  
Secondo il dr George Starr White, autore di 'The emancipation of women', le mestruazioni sono patologiche ed innaturali: "Il ciclo non è condizione normale ma bensì condizione patologica. Il fatto che la maggioranza delle donne abbiano un ciclo funzionante, cioè attivo e sanguinante, significa soltanto che la maggioranza di esse sta in situazione patologica ed avvelenata. Niente più della dieta influenza il flusso mensile di una donna. Le donne che hanno un flusso abbondante possono infatti curarsi riducendo l’apporto di cibo e soprattutto vivendo di cibi crudi. Spesso, passando dal cibo cotto a quello crudo, i cicli saltano di uno o due mesi. La cosa non deve preoccupare, trattandosi di segnale positivo e migliorativo. Scomparendo le mestruazioni, se ne andrebbero pure tutti i dolori che normalmente le accompagnano, tipo emicrania, mal di denti, vomito, e tutti gli altri disturbi, mentre rimarrebbe inalterata la capacità di essere fecondata. In altre parole, l’intero problema del ciclo viene rovesciato."
So che può suonare quasi assurdo ma analizzando meglio e più a fondo questa teoria ha le sue fondamenta.
Secondo la dottoressa ginecologa Pelotti: “Quando una donna ha mastodinia, dolore al seno, pensa che é normale, specie se ciò avviene prima della mestruazione, non va a pensare che il dolore é legato ad una infiammazione intestinale, e non verifica che più cereali e amidi mangia più il seno si gonfia e fa male. 
La donna primitiva, che seguiva le leggi della natura, non aveva la sindrome premestruale, non aveva dolore mestruale, aveva una mestruazione scarsissima, una goccia di sangue, non portava il pannolone e non aveva male al seno, e qualora avesse avuto male al seno avrebbe collegato il dolore ad un cibo sbagliato che avrebbe provveduto a non ingerire più." 

L'ovulazione e le mestruazioni sono due processi differenti.
Questa teoria si può applicare anche agli animali tenuti in cattività. Gli animali selvatici non hanno mestruazioni ma sono soggetti al periodo stagionale degli accoppiamenti, conosciuto come fregola, calore o estro, che di solito si verifica una o due volte all’anno, in primavera o in autunno. Sottoposti a condizioni di addomesticamento o di cattura, in allevamento o negli zoo, questi periodi sessuali diventano più frequenti e la congestione sanguigna nei genitali che accompagna questi periodi diventa più intensa, fino a manifestarsi come emorragia mestruale. La maggioranza degli osservatori oggi, conviene che la causa delle mestruazioni negli animali domestici è il cibo che ricevono dall’uomo. Quando questi animali sono nutriti con naturali piante fresche che normalmente mangerebbero in natura, la mestruazione cessa. Questo è la prova di quanto qualsiasi organismo è influito dall'alimentazione a cui viene sottoposto.
La principale causa di questa situazione 'patologica' è un eccesso di estrogeni (principale ormone femminile) nel sangue. I tre motivi principali dell'aumento di estrogeni sono:  

1. La somministrazione di farmaci, soprattutto della pillola anticoncezionale.

2. L’ingestione, attraverso la dieta, di quantità di grassi estratti e concentrati, come ad esempio: burro, panna, olio extravergine di oliva, olio di semi, margarina, lardo, strutto, olio di lino, di girasole, ecc..
Anche se l’olio d’oliva o il burro di arachidi sono migliori rispetto al grasso di pollo o di vitello per quanto riguarda i problemi di colesterolo, quello che qui ci interessa è l’effetto sugli ormoni, e tutti i grassi - animali e vegetali - devono essere limitati, perché tutti provocano un eccesso di produzione di estrogeni da parte dell’organismo.
3. Il consumo di prodotti di origine animale, compresi latte scremato e uova. Salse per insalate, patatine fritte, chips, burro, margarina, oli per cucinare ed il grasso presente in molti biscotti e pasticcini sono prodotti ricchi di grassi e in gran parte contenenti ingredienti di origine animale.

Anche quando si è convinti di seguire un'alimentazione sana e bilanciata, nelle diete occidentali i grassi sono pressoché onnipresenti, e l'eccesso di estrogeni è quasi inevitabile.
Ecco più o meno cosa succede: il fegato estrae gli estrogeni dal torrente ematico e li invia, attraverso l’albero biliare, nel tubo digerente. Lì, la fibra proveniente da cereali integrali, legumi, verdura e frutta assorbe gli estrogeni come fosse una spugna.
Senza una quantità adeguata di fibra, gli estrogeni secreti nel tubo digerente vengono riassorbiti nuovamente nel circolo ematico, provocandone un eccesso. È fondamentale quindi mangiare abbastanza fibra che troviamo principalmente nelle verdure.

Personalmente ho avuto un grande giovamento dal mio cambio di alimentazione. Ho sofferto per anni di dolori allucinanti per le mestruazioni, parlo di quei crampi da svenimento, le nausee e i mal di schiena che ti bloccano a letto. Da quando ho eliminato tutti i derivati animali dalla mia dieta i dolori si sono dimezzati, il flusso è molto più scarso, e la durata delle mestruazioni si è ridotta a pochi giorni! E non è finita qui, è già successo un paio di volte di non avere dolori per niente ed è sempre stato in concomitanza con i periodi in cui stavo particolarmente attenta all'assunzione dei grassi.

Per me è stato un riscatto, una rivoluzione e sto tenendo sotto controllo la mia dieta e l'effetto che ha sul mio organismo, per ora ho rilevato soltanto miglioramenti sia fisici che psicologici :)



domenica 14 settembre 2014

Leggere le etichette

Entrare al supermercato, dal fornaio o in qualche altro negozio di alimentari per comprare quello che ci serve, è diventata quasi un'azione quotidiana soprattutto per chi ama consumare frutta e verdura fresche (non è più come al tempo dei nostri nonni che si faceva quasi tutto in casa!)... ma ci siamo mai chiesti se siamo davvero capaci di scegliere ciò che è veramente genuino? Oppure crediamo di comprare qualcosa di sano, ma la nostra è solo un'illusione "pilotata" abilmente dalle pubblicità?

Non mi soffermo nemmeno a trattare il caso di chi acquista solo perché un prodotto ha un buon sapore... non credo che i "golosi fondamentalisti" leggano un blog salutista e, se lo fanno, credo che questo articolo possa addirittura causar loro un attacco di panico! ;o)
Io vorrei rivolgermi a tutte quelle persone che, quando fanno la spesa, hanno il desiderio di curare la loro salute a partire dalla buona tavola, perché purtroppo non è detto che sia così facile o scontato riuscire a scegliere per davvero la genuinità, nonostante si abbiano le migliori intenzioni. L'industria alimentare molto spesso ci convince che certi prodotti fanno bene e che sono naturalissimi, ma l'unico modo che abbiamo per poterci districare dal grovigio di informazioni "truccate" che ci vengono passate dagli spot, è imparare a leggere correttamente le etichette!

Badate bene che non sto parlando della sezione sui valori nutrizionali (quella nella foto qui a fianco, per capirci), ma della sezione sugli INGREDIENTI. Se qualcuno venisse a fare la spesa insieme con me, si accorgerebbe subito di quanto io studi ogni singola etichetta prima di mettere un prodotto nel carrello e di quante volte, purtroppo, il prodotto torni al suo posto sullo scaffale. Se mi guardo intorno al supermercato, però, mi accorgo di essere una pecora nera... tranne pochissime persone, che controllano solo le calorie, i grassi o al massimo la scadenza, quasi tutte le altre comprano senza porsi alcun dubbio ed è per questo che ho pensato che parlarne possa essere utile.

C'è un libro spettacolare che ci può illuminare in proposito, si intitola "In difesa del cibo" (di Michael Pollan) che per chi non ama leggere, viene riassunto dal prof.Berrino in poche simpatiche parole in questo video: Quali-sono-i-consigli-per-andare-al-supermercato. I punti fondamentali sono molto semplici: fate finta di poter fare la spesa insieme con la vostra bisnonna... comprate solo quello che avrebbe trovato in vendita anche lei quando era giovane; leggetele l'etichetta e non acquistate niente che contenga qualcosa che lei non sa che cosa sia oppure che lei non riconosce come cibo; evitate i prodotti troppo elaborati che contengono più di 5 ingredienti; infine sarebbe consigliato evitare i prodotti sugli scaffali, che sono quelli industriali, e optare per il banco alimentare o per i prodotti freschi dell'area frutta e verdura.

Le etichette PER LEGGE sono obbligate a riportare, per ogni prodotto, tutti gli ingredienti contenuti in quantità superiore all'1% e (sempre per legge) gli ingredienti devono essere indicati in ordine decrescente di peso, perciò il primo ingrediente in lista è quello principale, mentre l'ultimo è quello presente solo in piccola parte... viene da chiedersi quanto siano sani tutti quei prodotti che nella lista per prima cosa riportano lo zucchero!

Qualsiasi cosa ci possa promettere la pubblicità, la verità può essere sempre dedotta dall'accurata lettura degli ingredienti. Abbiamo già trattato la presa in giro più classica, quella cioè di definire un alimento "integrale" quando invece è prodotto a partire dalla farina raffinata con l'aggiunta di crusca (in questo articolo: alimentazione-naturale-o-alimentazione-vegana), abbiamo anche già visto come troppo spesso l'industria alimentare faccia un uso smodato del non proprio salutare olio di palma (l'articolo è questo: olio-di-palma-no-grazie), ma non sono solo queste le cose a cui prestare attenzione.

Facciamo una rapida carrellata dei controlli che sarebbe bene fare ogni volta che compriamo qualcosa!
  •     Se vogliamo prendere un prodotto integrale per davvero, la farina integrale DEVE essere la prima farina riportata in etichetta, anzi sarebbe pure meglio se fosse anche l'unico tipo di farina riportata;
  •     Leggiamo bene anche le scritte tra parentesi, sono le spiegazioni di come è composto l'ingrediente che le precede, ad esempio: "Lievito madre (farina, acqua)", oppure il già citato esempio: "Farina integrale (farina bianca 80%, crusca 20%)", che in realtà non è farina integrale proprio per niente!
  •     Attenzione anche ai prodotti sui quali troneggia la scritta "lievitato naturalmente", controllando spesso notiamo che vengono riportati tra gli ingredienti in etichetta, oltre alla pasta acida, chiamata anche lievito madre, o lievito naturale (che si fa solo con farina, acqua e tanto tempo per la naturale fermantazione), anche altri lieviti, batteri lattici e zuccheri, tutte cose utili per diminuire i tempi di riposo. I lieviti chimici se possibile vanno evitati tutti quanti, non ci facciamo fregare da una scritta a caratteri cubitali posta in bella vista sul davanti delle confezioni, quando sul retro c'è scritto esattamente quali aggiunte chimiche ha apportato il produttore... e ricordiamoci che la scritta generica "Lievito" in etichetta è riferita sempre a quello chimico;
  •     Fino al 14 dicembre 2014 (termine ultimo di entrata in vigore del Regolamento Europeo n.1.169/2011) facciamo attenzione alla scritta "grassi vegetali", perché fino a quella data non sarà obbligatorio indicare di quale specifico olio vegetale si tratti e spesso con questa descrizione ci si riferisce a oli tropicali ricchi di grassi saturi, dei quali l'olio di palma è il maggior esponente. In questo caso, per capire se si tratta di un olio vegetale che fa male, può essere utile aiutarsi con la tabella dei valori nutrizionali, nella quale controllare la quantità riportata alla riga, relativa ai grassi, denominata "di cui saturi": se quelli saturi sono in buona percentuale su quelli totali, solitamente significa che l'olio vegetale utilizzato non è di quelli più genuini;
  •     Per chi, come me, ha fatto la scelta vegan, state ben attenti ai derivati animali "nascosti"... spesso c'è il latte o l'uovo o il miele in prodotti quasi impensabili;
  •    Prestiamo attenzione in modo particolare agli zuccheri, pure questi molto spesso presenti laddove uno nemmeno se lo aspetterebbe (perfino nei piselli c'è lo zucchero, come si nota dalla foto qui accanto), ma soprattutto facciamo molta attenzione agli zuccheri camuffati dietro nomi diversi: sciroppo di glucosio, sciroppo di fruttosio, succhi concentrati, maltosio, maltitolo, malto d'orzo o di riso o di mais o di frumento... ecc.
  •     Controlliamo infine anche gli additivi: conservanti, coloranti, addensanti, aromi, ecc. e cerchiamo di scegliere fra i prodotti che non ne contengono affatto. In ogni caso per completezza di informazione (può essere utile sapere come distinguerli), si tratta di tutti quegli ingredienti descritti da un codice alfanumerico, che se inizia con la lettera "E" è riferito a un elemento riconosciuto e permesso in tutto il terrotorio UE (questo riconoscimento però non significa che si tratti di un ingrediente salutare!).
    La distinzione è all'incirca questa:
    - Coloranti da E100 a E199 (del colore se ne può fare tranquillamente a meno, in corpo c'è buio, come si dice in Toscana!)
    - Conservanti da E200 a E299 (meglio scegliere alimenti freschi)
    - Antiossidanti da E300 a E322 (idem)
    - Correttori di acidità da E325 a E385 (perché correggerla?)
    - Addensanti emulsionanti stabilizzanti (da E400 a E495)
    - Infine gli aromi non seguono la numerazione di cui sopra, ma possono essere indicati genericamente sotto la macrovoce "Aromi", possono essere sia sintetizzati in laboratorio (prodotti chimici), che naturali... questi ultimi ovviamente sono gli unici che si possono utilizzare nei prodotti biologici e devono essere sempre indicati specificamente come "Aromi naturali". 
Mi rendo conto che all'inizio tutto questo possa comportare una discreta perdita di tempo ogni volta che si va a fare la spesa (è stato così anche per me!), ma vi garantisco che in poche settimane, non solo questa diventa un'abitudine che non pesa più, ma addirittura visto che conoscerete già i prodotti che hanno passato i precedenti "test", il tempo che impiegherete a fare la spesa sarà pressappoco lo stesso che ci mettete adesso, ma la vostra salute vi ringrazierà!!!


domenica 7 settembre 2014

Cecina alle zucchine


No, non sono impazzita!!!
... e NO! Non è una frittata... ;o)

Ho smesso di mangiare le uova molto tempo prima di smettere di mangiare il pesce, anzi forse a ripensarci bene quella delle uova è stata in assoluto la mia prima riflessione etica/alimentare! Ho iniziato andando a cercare le "galline felici", quelle cioè che girellano nell'aia del contadino, che fanno le uova perché è fisiologico, che mangiano come natura comanda e che non vivono nel sovraffollamento dei capannoni... figuriamoci se ora, che sono ancora più decisa, avrei voglia di cambiare abitudini e tornare alle frittate!

Questa che vedete è una buonissima (giuro, m'è venuta proprio bene!!!) CECINA... no, non Cècina, quella è al mare... questa è una cecìna! Una specie di tortino salato fatto con la farina di ceci, è una ricetta molto rapida da preparare, molto nutriente e decisamente gradevole al palato.

Vi dico in due parole come prepararla!

Per prima cosa accendete il forno a 180°, in modo che si scaldi mentre procedete col resto della lavorazione. Poi scegliete le verdure di stagione che più vengono incontro ai vostri gusti, proprio come fareste per una banalissima frittata con le uova, mettetele a cuocere in padella e fatele saltare per qualche minuto (idem: proprio come fareste per preparare la frittata!), nel mio caso avevo delle zucchine nell'orto, ho preso quelle e un poca di cipolla. Un consiglio universale per la preparazione delle verdure è quello di non cuocerle troppo, perché perdono preziosi nutrienti con la cottura prolungata... in questo caso in particolare, a maggior ragione, vanno tenute poco in padella perché finiranno la loro cottura in forno.

A parte sbattete con una frusta la farina di ceci con un po' d'acqua (aggiungetene quanta basta per ottenere una consistenza simile a quella delle uova sbattute), lavorate bene il tutto per evitare che restino dei grumi, salate ed eventualmente aggiungete a vostro gusto del pepe o delle spezie.

A questo punto in una pirofila da forno antiaderente (altrimenti potete usare una qualsiasi pirofila, ma in questo caso vi consiglio l'uso della carta-forno), versate sia le verdure scottate che la farina di ceci sbattuta e infornate per una mezz'oretta circa o comunque finché non vedrete che la superficie della cecina si è ben dorata.

Potete mangiarla sia calda che fredda... scegliete voi e buon appetito!!!


sabato 6 settembre 2014

Olio di Palma? No, grazie!

Vi è mai capitato di controllare le etichette dei prodotti che acquistate? Ad essere sincera io ho iniziato a guardare gli ingredienti solo dopo aver intrapreso lo stile di vita vegano. Prima guardavo i grassi, gli zuccheri, le calorie, ma difficilmente controllavo gli ingredienti.
Quando ho deciso di non introdurre più determinati alimenti nel mio organismo mi sono ritrovata a leggere tutte le etichette dei prodotti che prima compravo ad occhi chiusi. Ho iniziato ad essere molto più consapevole di quello che effettivamente mangiavo e ho iniziato ad indagare meglio su alcuni ingredienti. Uno di questi è proprio l’Olio di Palma.
Ma conosciamolo un po’ meglio. L’olio di Palma si trova in numerosi prodotti alimentari sia dolci che salati, crostini, grissini, biscotti, brioche, merendine, fette biscottate, margarine, creme spalmabili, basi pronte per pizze e torte e moltissimi altri.
Ma non finisce qui, l’olio di palma viene utilizzato anche in cosmesi, prodotti per la casa e come eco carburante. Si tratta di un olio molto versatile e disponibile sul mercato a prezzi molto contenuti rispetto ad altri oli vegetali più pregiati.
Ci sono due validi motivi per iniziare a limitare l'acquisto di prodotti che contengono olio di palma. Da una parte ha un altissimo contenuto di grassi saturi che può raggiungere anche il 80% se derivato dai semi (olio di palmisto) e dall’altro un impatto inquietante sull’ambiente e l’ecosistema del nostro pianeta. Quindi oltre ad essere dannoso per il nostro organismo, è dannoso anche per la Natura e specialmente per gli Oranghi, specie ormai in pericolo per la distruzione di massa delle foreste pluviali.
L’olio di Palma viene prodotto principalmente in Oriente, Indonesia, Malesia ma si è diffuso anche in Africa e America.  L’ingrandimento sempre più diffuso delle piantagioni di palme da olio sottrae sempre più terreno alle foreste, comprese anche antiche foreste pluviali dal valore inestimabile. Vengono così intaccati eco sistemi unici e irripetibili.
La preparazione del terreno per la coltivazione richiede un intervento distruttivo drastico e spesso e volentieri vengono provocati incendi capaci di distruggere ettari di foreste ogni anno contribuendo alla scomparsa di numerose specie animali e vegetali che si trovano private del loro habitat naturale. La deforestazione delle foreste pluviali provoca inoltre un grave danno alle popolazioni indigene che tuttora abitano in esse.
Animali selvaggi come gli Oranghi sono stati trovati bruciati vivi oppure uccisi da armi da fuoco, asce ecc. A causa della deforestazione, negli ultimi 20 anni ne sono morti più di 50.000 esemplari, ma quest’ultimi non sono le uniche vittime, vengono colpiti anche Tigri, Rinoceronti, Orsi, Elefanti e Leopardi.
Gli stabilimenti di piantagioni di palme da olio vengono spesso promossi come portatori di sviluppo nei paesi poveri. In realtà quest'industria ha spesso un impatto devastante sulle civiltà che vivono in questi paesi.
L’industria dell’olio di Palma viene spesso collegato alla violazione dei diritti umani, come lo sfruttamento minorile in aree remote dell’Indonesia dove i bambini sono costretti a trasportare pesanti carichi di frutta e a lavorare ore nelle piantagioni. Queste civiltà purtroppo non hanno scelta e spesso gli indigeni si trovano costretti a lavorare nelle piantagioni.
Alla distruzione delle foreste indonesiane è stato dedicato un documentario muto “Green the film” che purtroppo ha tutt’altro che un lieto fine.
Quello che possiamo fare noi in questo grande quadro è firmare questa causa per togliere l'olio di palma dai nostri alimenti: Stop all'olio di palma nel nostro cibo ed iniziare a controllare le etichette dei prodotti che acquistiamo boicottando tutto ciò che lo contiene.
In Italia purtroppo non è obbligatorio specificare la tipologia degli oli vegetali così troppo spesso l'olio di Palma viene indicato sulle etichette come "grasso o olio vegetale" rendendo più complicato l'identificazione. Posso però aggiungere che se non è specificato il tipo di grasso di cui si tratta probabilmente non è qualcosa di pregiato e salutare altrimenti lo scriverebbero ;)

Io, gli Oranghi, il vostro organismo e tutto l'ecosistema pluviale vi saremo grati se riuscite anche solo a limitarne un poco l'utilizzo. :)


Fonti e Approfondimenti:

giovedì 4 settembre 2014

Alimentazione naturale o alimentazione vegana?


Quella tra alimentazione naturale e alimentazione vegana, può sembrare una differenza da poco per chi mangia in modo "normale" da onnivoro, ma in realtà stiamo parlando di due universi completamente differenti...
Stiamo per affrontare un argomento che mi sta particolarmente a cuore, sul quale si basa la parte centrale dei principi della mia scelta alimentare.

Mi è capitato nei giorni scorsi di ricevere un invito a cena e così mi sono trovata a dover parlare con alcuni amici di ciò che posso o che non posso mangiare... da qualcuno mi sono sentita proporre la cena in un ristorante che era "sicuramente adatto" perché nel menù c'erano tanti diversi primi alle verdure, mentre qualcun altro aveva pensato a una cena tra le mura domestiche, con un pollo allevato dal nonno "proprio come si faceva una volta".

In entrambi i casi, apprezzo lo sforzo per tentare di capire il mio menù e devo dire che le due proposte rispettano ciascuna uno dei due principi fondamentali della mia dieta... o l'uno o l'altro, però, non entrambi contemporaneamente! Credo che il malinteso nasca dal fatto che quando ne parlo, cerco sempre di identificare e di definire la mia alimentazione con una sola parola: a volte dico "naturale", altre volte invece dico "vegana"... ma sicuramente non può essere tutto così banale o riduttivo!

Ecco, se proprio dovessi scegliere tra le due proposte di prima, preferirei mangiarmi un bel risotto coi carciofi, piuttosto del pollo perché (anche se allevato nel massimo rispetto e naturalezza) non riuscirei a non pensare che era un essere vivente che è stato macellato, comunque questo non toglie il fatto che pure il risotto che propongono al ristorante non è esattamente in linea con ciò che posso mangiare.

Ed è proprio qui il dilemma, il cuore di tutto: l'alimentazione naturale non è detto che sia priva di proteine animali, mentre quella vegana non è necessariamente un'alimentazione sana... ma perché l'alimentazione semplicemente vegana può non essere così naturale? Faccio un esempio pratico, per spiegarmi meglio: parliamo del riso!

Il riso è indubbiamente un alimento vegetale, quindi decisamente adatto ai vegani, ma se lo acquistiamo nella sua forma raffinata non è affatto un cibo naturale... al riso bianco che troviamo normalmente in commercio, infatti, sono stati tolti la crusca e il germe (in pratica la parte "viva"), per lasciare solo la componente meno nutriente, ma esteticamente più attraente... come se mangiassimo con lo sguardo invece che con tutto l'apparato digerente. :o(
Inoltre il procedimento con il quale il riso viene raffinato è abominevole, ma ovviamente questo nessuno ce lo dice: quando viene prodotto industrialmente, il riso viene reso più bianco spazzolandolo con talco e glucosio e poi viene reso più brillante con olio di semi e paraffina... ditemi cosa c'è di naturale in tutto questo?!?

Il riso integrale, quello cioè più naturale e completo, contiene un sacco di minerali, di fibre, di fitonutrienti e di vitamine, inoltre conserva tantissime proprietà benefiche che vengono perse con la raffinatura: ha un indice glicemico più basso, ha meno colesterolo cattivo, favorisce le funzioni metaboliche, tiene sotto controllo la pressione sanguigna...  insomma, se gli date una scopa vi ramazza pure il pavimento!!! ;o)))
Nella tabella qui a fianco, possiamo vedere alcuni indici di comparazione tra i due tipi di riso. Non passano certo inosservate le differenze tra la quantità contenuta di vitamine, fibre, sali minerali, folati (signore in gravidanza, questo per voi è particolarmente interessante!)... e il tutto a quasi parità di calorie, proteine e carboidrati, davvero sorprendente la forza della natura!

E quello del riso era solo un esempio... vogliamo parlare pure della onnipresente farina di grano tenero (o preferite chiamarla di frumento)? Anche per la farina vale la stessa identica regola: se è integrale mantiene intatte tutte le sue proprietà, se invece è farina del tipo 00 oppure 0 o anche 1, purtroppo ha perso tutte o quasi tutte le sue buone qualità ed è stata irrimediabilmente impoverita. Pensate per un istante a quanto sia presente la farina di grano tenero raffinata nell'alimentazione moderna: i biscotti della colazione, la brioche al bar, il pane, la pasta, tutti i prodotti di pasticceria... in pratica non passa un giorno che non la mangiamo e quasi ovunque la troviamo raffinata, di questo passo presto ci "intossicheremo" e non c'è da stupirsi se oggi sempre più persone si ritrovano con delle forti intolleranze al frumento!

E poi non è finita qui, quelli che scelgono i prodotti integrali al supermercato, magari convinti anche di fare una scelta sana e naturale, lo sanno che i produttori ci stanno solo prendendo in giro? Che cosa dovremmo dire di tutto quello che viene prodotto industrialmente e che poi riporta sulla confezione la parola "integrale"?! Scommettiamo che leggendo l'etichetta, noteremo quasi sempre che fra gli ingredienti c'è la farina 00 (la più raffinata in assoluto) con un'aggiunta crusca? Non è affatto riabilitante buttare un poca di crusca in una farina completamente depauperata... non è certo vera farina integrale quella!
Dovremmo imparare a leggere bene le etichette per non farci prendere per il naso, in ogni caso un buon suggerimento me l'ha dato il mio nutraceuta: generalmente i prodotti integrali sono GRIGI!!! Diffidate di quelli, bianchi, giallini, arancioni o coi semini...

Tutto questo, ovviamente, vale anche per le altre farine... eh sì, purtroppo anche per quella di khorasan kamut, così simpatica ai tanti che sono convinti di alimentarsi naturalmente solo perché scelgono il khorasan tra i vari tipi di frumento. Già perché non si tratta mica di un altro cereale differente... è, molto banalmente, soltanto una particolare tipologia di grano! La parola "kamut" addirittura è solo un marchio registrato da un'azienda statunitense e niente di più. Se non ci credete, date un'occhiata a quello che sta scritto a tal proposito su Wikipedia...
Quindi pure la cosiddetta "farina di kamut" può essere integrale o raffinata (con le stesse identiche carenze che dicevamo prima!) ed è bene inoltre specificare che i prodotti che troviamo nei supermercati contengono generalmente la farina bianca di khorasan kamut, non quella integrale e come sopra, basta guardare l'etichetta per averne la conferma!

Ma in conclusione, volendo essere davvero completi, chi è che vince la partita tra l'impostazione dietetica vegana e quella naturale? Il risultato è un bel pareggio... vince ciò che soddisfa entrambe le teorie contemporaneamente!


lunedì 1 settembre 2014

Minestra di cavolo nero

Ecco un'altra ricettina abbastanza facile, per continuare a dimostrare che chi mangia vegan non mangia affatto "triste": la minestra di cavolo nero. Con questa ricetta toscanissima, gioco in casa... anche se devo ammettere che (ironia della sorte!) me l'ha insegnata mia mamma che invece è veneta. ;o)

So che siamo un po' in anticipo per questo piatto che è tradizionalmente invernale, ma complice anche il caldo estivo mai pervenuto quest'anno, non siamo poi troppo fuori stagione in quanto a temperature! In realtà la scelta è stata dettata dal fatto che ieri ho dovuto fare un po' di diradamento del cavolo nero nell'orto perché, convinta di non riuscire ad avere grande successo, l'avevo seminato a spaglio e con la fortuna del principiante, ne è spuntato talmente tanto che se non toglievo un bel po' di piantine, rischiavo che si soffocassero l'una con l'altra! Con tutte queste belle foglie fresche e sane m'è venuta voglia di cucinare... :o)))

Per preparare questa ricetta è necessario anticiparsi un po' con la cottura dei fagioli, perché non vorremo mica usare quelli già pronti in barattolo, vero?!? Quindi: mettiamo a bagno 10-12 ore prima di iniziare a cucinare, un po' di borlotti secchi (io qualche volta ho provato anche con i cannellini e la minestra viene altrettanto buona!), dopo l'ammollo vanno lavati bene, messi in acqua fredda non salata, portati a ebollizione e lasciati cuocere a fuoco basso finché non sono morbidi. I legumi si salano solo a fine cottura, giusto all'ultimo minuto di bollore dell'acqua, ma per quanto mi riguarda io non li salo affatto perché preferisco condirli quando li uso, perciò direttamente nell'insalata o quando ci preparo le varie ricette.

A questo punto possiamo procedere con la preparazione della minestra! In un tegame mettiamo a soffriggere un po' di cipolla oppure per chi come me cucina senza usare l'olio, la cipolla può essere fatta appassire in un poca di acqua calda o con un po' del liquido di cottura dei fagioli... secondo me la differenza nel piatto finale non si sente affatto. Poi andrebbe unito un mestolo di passato di pomodoro, ma siccome io non posso mangiare il pomodoro salto a pie' pari questo passaggio.

Appena la cipolla è appassita (o per chi ha usato anche il passato, appena il pomodoro si sarà un po' ritirato), unite il cavolo nero tagliato a listerelle e qualche mestolo di brodo di verdure, coprite e lasciate cuocere per un po' a fuoco basso. Se non aveste del brodo vegetale già pronto, andrà benissimo anche un poca di acqua calda salata... forse il risultato finale sarà lievemente meno saporito, ma decisamente più genuino che se utilizzaste il dado!

Mentre il cavolo si ammorbidisce, passate i fagioli insieme con la loro acqua di cottura nel passaverdure e se lo gradite, lasciatene anche un pochi di interi da aggiungere alla minestra così come sono. Se solitamente quando mangiate i legumi avete problemi di "aria in pancia", abbiate invece cura di passarli molto bene tutti quanti, in modo da eliminare tutte le buccette dei fagioli, così facendo questa ricetta non dovrebbe darvi alcun fastidio. Successivamente unite il tutto alla minestra e lasciate andare finché il cavolo non sarà completamente cotto.

Se volete, negli ultimi minuti, potete anche aggiungere un po' di pastina corta per minestra (mi raccomando che sia di farina integrale!), regolate di sale e servite il tutto ben caldo unendo un filo d'olio extravergine di oliva e se vi piace un po' di pepe.

E adesso, stupitevi pure con le proprietà dei cavoli: http://www.cure-naturali.it/cavoli/1545

Buon appetito!!!